Spruzzano questa sostanza sulle cipolle che compri: scopri perché nessuno te lo dice e come riconoscerle subito

Le cipolle confezionate che troviamo al supermercato mantengono spesso un aspetto impeccabile per settimane, con quella patina lucida che sembra promettere freschezza eterna. Ma cosa si nasconde davvero dietro questa apparente perfezione? La risposta coinvolge trattamenti post-raccolta con sostanze conservanti che raramente vengono comunicati con la trasparenza che meriterebbero i consumatori consapevoli. Parliamo di additivi e coadiuvanti tecnologici autorizzati dalla normativa europea, ma spesso invisibili in etichetta.

Cosa vengono spruzzato sulle cipolle del supermercato

Le cipolle rappresentano un caso particolare tra gli ortaggi commercializzati. A differenza di altri prodotti freschi, possono subire trattamenti antimicrobici e conservanti che prolungano artificialmente la loro durata, impedendo la germogliazione e prevenendo lo sviluppo di muffe. Il problema principale emerge quando questi trattamenti non vengono adeguatamente segnalati, lasciando chi acquista completamente all’oscuro di ciò che sta realmente portando sulla propria tavola.

Tra le sostanze impiegate troviamo rivestimenti cerosi come la cera di carnauba e la paraffina, disciplinati dal Regolamento CE n. 1333/2008 sugli additivi alimentari. Questi rivestimenti vengono applicati attraverso nebulizzazioni o immersioni, creando una barriera protettiva invisibile all’occhio ma tutt’altro che assente. Alcune cipolle possono anche essere sottoposte a radiazioni ionizzanti per prevenire la germogliazione, un trattamento autorizzato in Europa ma che richiede obbligatoriamente la dicitura “irradiato” o “trattato con radiazioni ionizzanti” sull’etichetta, secondo il Regolamento UE 2015/1005.

Va precisato che molte credenze sui trattamenti delle cipolle sono fake news da sfatare. Ad esempio, l’inibitore della germogliazione clorprofol è autorizzato solo per le patate, non per le cipolle. Per questi ortaggi, la prevenzione della germogliazione avviene principalmente attraverso controlli ambientali come temperatura, umidità e ventilazione, oltre ai trattamenti già menzionati quando autorizzati.

Il diritto all’informazione che spesso viene negato

La normativa europea prevede obblighi precisi di etichettatura per i prodotti ortofrutticoli trattati, ma le modalità di comunicazione risultano spesso ambigue, ridotte a diciture microscopiche o formule tecniche incomprensibili. Il Regolamento CE 1169/2011 impone che qualsiasi sostanza utilizzata come conservante debba essere chiaramente indicata, ma esistono zone grigie interpretative.

Alcuni trattamenti vengono classificati come coadiuvanti tecnologici anziché come additivi veri e propri. I coadiuvanti tecnologici, come disinfettanti o agenti di rivestimento, possono non essere esplicitati in etichetta se non residuano in quantità significative o se usati in fasi di lavorazione non considerate “ingrediente”. Questa distinzione tecnico-giuridica crea una disparità informativa significativa a sfavore del consumatore finale.

La questione non riguarda necessariamente la pericolosità immediata di queste sostanze, molte sono autorizzate e considerate sicure entro determinati limiti, quanto piuttosto il diritto all’informazione e alla scelta consapevole. Un consumatore potrebbe preferire cipolle non trattate per motivi di salute personale, per scelte etiche legate all’agricoltura biologica, o semplicemente per ridurre l’esposizione complessiva a sostanze chimiche di sintesi.

Come distinguere le cipolle trattate da quelle naturali

Una cipolla non trattata, conservata correttamente in ambiente fresco e asciutto, può mantenersi naturalmente per un periodo che va da alcune settimane fino a sei mesi, a seconda della varietà. Le condizioni ideali prevedono temperature tra 4 e 10 gradi Celsius e un’umidità relativa del 60-70%. Questo dato sfata il mito secondo cui una cipolla che dura mesi sia necessariamente trattata chimicamente.

Quando però una cipolla rimane apparentemente perfetta per periodi molto lunghi, mantenendo una consistenza impeccabile senza alcun segno di germogliazione, è lecito interrogarsi sui possibili trattamenti applicati. Identificare con certezza le cipolle sottoposte a trattamenti conservanti non è semplice, ma alcuni indicatori possono aiutarci.

  • Patine lucide innaturali: un aspetto eccessivamente brillante può indicare l’applicazione di cere o rivestimenti autorizzati dal regolamento UE 1169/2011
  • Assenza totale di radichette: le cipolle completamente prive di qualsiasi traccia radicale potrebbero essere state trattate, anche se la prevenzione della germogliazione avviene principalmente con controlli ambientali accurati
  • Conservazione prolungata senza deterioramento: la shelf-life naturale può arrivare a 2-6 mesi, ma un aspetto perfetto per periodi molto lunghi può indicare trattamenti post-raccolta specifici
  • Etichette con diciture vaghe: frasi come “trattato post-raccolta” o “conservato con sostanze autorizzate” meritano particolare attenzione

Le alternative per chi cerca trasparenza

Per chi desidera ridurre l’esposizione a trattamenti non dichiarati, esistono soluzioni concrete. Le cipolle biologiche certificate offrono maggiori garanzie, poiché il Regolamento UE 2018/848 sull’agricoltura biologica vieta l’utilizzo di conservanti e antimicrobici di sintesi nei trattamenti post-raccolta. I metodi consentiti nel biologico includono controlli ambientali, ventilazione e l’uso di sostanze naturali autorizzate come acidi organici ed estratti vegetali.

L’acquisto diretto da produttori locali, mercati contadini o gruppi di acquisto solidale consente di ottenere informazioni più dettagliate sulla filiera e sui metodi di conservazione applicati. Preferire confezioni che riportino esplicitamente la dicitura “non trattato dopo la raccolta” rappresenta un’altra strategia efficace, anche se richiede tempo e attenzione durante la spesa.

Alcuni punti vendita specializzati in prodotti naturali stanno iniziando a distinguere chiaramente gli ortaggi trattati da quelli non trattati, rispondendo a una crescente domanda di trasparenza da parte dei consumatori sempre più attenti. Le autorità di controllo effettuano campionamenti periodici, ma la vastità del mercato e la complessità delle analisi rendono difficile un monitoraggio capillare.

Il potere delle scelte quotidiane

Come consumatori, abbiamo il potere di stimolare il cambiamento attraverso le nostre scelte quotidiane. Chiedere informazioni al personale del reparto ortofrutta, segnalare etichettature ambigue alle associazioni dei consumatori, e privilegiare punti vendita che adottano politiche di trasparenza rappresentano azioni concrete per promuovere un mercato più onesto.

La tutela della salute passa attraverso la consapevolezza di ciò che acquistiamo. Non si tratta di demonizzare ogni trattamento tecnologico, molti sono sicuri e autorizzati, ma di pretendere che le informazioni siano accessibili, comprensibili e complete. Solo così possiamo esercitare realmente la nostra libertà di scelta, decidendo autonomamente se accettare o rifiutare determinati prodotti in base ai nostri valori e alle nostre esigenze personali.

Il mercato ortofrutticolo sta lentamente evolvendo verso maggiore trasparenza, spinto dalla crescente attenzione dei consumatori verso tematiche sanitarie e ambientali. Ogni domanda posta, ogni prodotto non acquistato per mancanza di informazioni chiare, contribuisce a costruire questo cambiamento necessario. La differenza la facciamo noi, con le nostre scelte quotidiane e la nostra richiesta costante di maggiore chiarezza nelle informazioni che riceviamo sui prodotti che portiamo sulle nostre tavole.

Quando compri cipolle al supermercato controlli l'etichetta sui trattamenti?
Sempre leggo tutto attentamente
Solo se sembrano troppo lucide
Mai ci avevo pensato
Compro solo biologiche certificate
Prendo dal contadino di fiducia

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